5 aprile 2020 – Domenica delle Palme
Allora Gesù andò con loro in un podere, chiamato Getsèmani, e disse ai discepoli: «Sedetevi qui, mentre io vado là a pregare». E, presi con sé Pietro e i due figli di Zebedeo, cominciò a provare tristezza e angoscia. E disse loro: «La mia anima è triste fino alla morte; restate qui e vegliate con me». Andò un poco più avanti, cadde faccia a terra e pregava, dicendo: «Padre mio, se è possibile, passi via da me questo calice! Però non come voglio io, ma come vuoi tu!». Poi venne dai discepoli e li trovò addormentati. E disse a Pietro: «Così, non siete stati capaci di vegliare con me una sola ora? Vegliate e pregate, per non entrare in tentazione. Lo spirito è pronto, ma la carne è debole». Si allontanò una seconda volta e pregò dicendo: «Padre mio, se questo calice non può passare via senza che io lo beva, si compia la tua volontà». Poi venne e li trovò di nuovo addormentati, perché i loro occhi si erano fatti pesanti.>> (cfr Mt 26,14 -27,66). Agli occhi dei discepoli, ma penso che anche ai nostri occhi, questo Gesù, che prova tristezza e angoscia, è davvero irriconoscibile! Lui che aveva fatto cose straordinarie; Lui che aveva consolato, sfamato, guarito, liberato da possessioni diaboliche; Lui che aveva ridato vita a dei morti; proprio Lui, ora, invoca, inutilmente, compagnia e umana consolazione. Anche i suoi più vicini scappano da quella cruda realtà; sì, scappano rifugiandosi nel sonno… È questa una reazione di difesa quando non si riesce a condividere la sofferenza : si scappa con le scuse più diverse… Gesù non chiedeva ai discepoli di liberarlo dalla sua triste e angosciante situazione; chiedeva solamente di “stare con lui”; sì, “stare”, sperimentando anche l’impotenza di poter dare aiuto. Qui, nel Getsemani, Gesù ci appare in tutta la sua nuda e fragile umanità, sì, vero uomo! Ma Egli, con l’esperienza della sua sofferenza c’insegna anche come vivere ogni nostra sofferenza: sebbene tristi e angosciati, mai disperare, ma abbandonarsi con piena e totale fiducia alla volontà di Dio. Gesù trova la forza di vivere la sua “passione” nella certezza di vivere la volontà del Padre: «Padre mio, se questo calice non può passare via senza che io lo beva, si compia la tua volontà». Ma, non possiamo nasconderci che, forse, spesso dinanzi al dolore, alla morte, a certi drammi e tragedie – come stiamo vivendoli in questo tempo di coronavirus – facciamo molta fatica a fidarci e affidarci al Dio di Gesù Cristo. Se non cogliamo che ogni dolore, qualunque volto abbia, è espressione dei gemiti del Figlio, rischiamo di ritenere colpevole il Suo “silenzio”. Ma Egli parla in ogni grido e/o sguardo di dolore, così come parla in ogni gesto di fraterna solidarietà … In questa Settimana Santa, dovendo ancora stare a casa, leggiamo e rileggiamo il Vangelo della Passione dinanzi ad un crocifisso e preghiamo : <>. Nella fede, buon cammino in questa Settimana Santa! P. Antonio Santoro omi